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NATHALIE – Letto Matrimoniale – Flou

NATHALIE – Letto Matrimoniale – Flou

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Letto con base contenitore, piano con doghe ortopediche. Testata fissa completa di copricuscini con fiocchetti. Base e testata rivestite in tessuto, pelle o ecopelle completamente sfoderabile.

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Description

NATHALIE – Letto Matrimoniale –  Flou

 

Nathalie – Design Vico Magistretti, 1978

 

 

 

Il capostipite dei letti tessili, inconfondibile con i suoi fiocchetti. Testata imbottita e rivestita, come la base, in tessuto, pelle o Ecopelle completamente sfoderabili grazie alle pratiche chiusure in velcro, può anche essere reclinabile con meccanismo manuale. I copricuscini presenti sulla testata permettono di riporre i guanciali al riparo dalla polvere.

COMPASSO D’ORO

 

Progettato da Vico Magistretti nel 1978, il letto Nathalie ha segnato l’inizio di una lunga collaborazione tra Rosario Messina, fondatore di Flou, e l’architetto milanese autore di molti dei progetti che hanno tracciato la storia del design italiano contemporaneo.

 

 

 

 

Il riconoscimento è stato consegnato il 9 settembre 2020, nelle mani di Massimiliano, Cristiana e Manuela Messina, durante la cerimonia che si è tenuta a Milano presso il nuovo ADI Design Museum – Compasso d’Oro. Questa la motivazione ufficiale del premio: “Innovazione tipologica nel settore del letto tessile, Nathalie rappresenta nel tempo un esempio di funzionalità e di poetica”.

 

Nella lunga storia del Compasso d’Oro, è la prima volta che viene assegnato il premio alla Carriera del Prodotto e Flou è onorata e orgogliosa di riceverlo per Nathalie, capostipite di tutti i letti tessili moderni: una rivoluzione estetica e funzionale che ha segnato uno spartiacque nella storia dell’arredamento e che ancora oggi, dopo oltre quarant’anni di successi, resta inimitabile.

Nathalie viene prodotto in diverse dimensioni matrimoniali e singole ed è disponibile con base rigida, con doghe regolabili, con piano ortopedico, con sistema a contenitore o con rete a movimento. La base del letto contenitore Nathalie ha due pistoni interni laterali che permettono il facile sollevamento della rete a doghe regolabili per usufruire dello spazio interno della base. I pistoni del contenitore garantiscono innumerevoli cicli di apertura e chiusura con semplicità e in totale sicurezza. Questo spazio utile permette di riporre piumoni, piumini, biancheria e altro.

La testata del letto Nathalie Flou ha due copricuscini che offrono un appoggio comodo per la schiena, rendendo confortevole e piacevole l’appoggio per leggere, guardare la televisione o lavorare al laptop. La morbida e inconfondibile testata coi fiocchetti di Nathalie, anche reclinabile, permette di riporre con eleganza i guanciali proteggendoli dalla polvere.

MISURE:

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Designer

Vico Magistretti: designer De Padova

Vico Magistretti

Dal 1949 al 1959 progetta e realizza circa 14 interventi per l’INA-Casa e con Mario Tedeschi partecipa anche all’impresa collettiva del QT8 con il quartiere reduci d’Africa e successivamente con la Chiesa di Santa Maria Nascente (1953-1955). Nella Milano delle Triennali e della nascente industria del design, particolare rilievo assume la sua partecipazione alle edizioni della VIIIIX (medaglia d’oro), X Triennale (gran premio), fino a curare per l’ente milanese alcune mostre nell’ambito delle esposizioni più recenti.

La particolare attenzione rivolta al tema della casa e dell’abitare finisce per monopolizzare, a partire dagli anni sessanta, la sua attività di architetto, facendogli mettere a punto un linguaggio estremamente espressivo che, seppur talvolta polemicamente criticato, ha molta presa nella cultura architettonica lombarda del periodo, permettendogli di divenirne uno dei maggiori protagonisti. In tale contesto si inserisce la sua partecipazione nel 1959 al Congresso CIAM (Congrès Internationaux d’Architecture Moderne) di Otterlo (Paesi Bassi), dove gli italiani presentarono la torre Velasca dei BBPR, la mensa Olivetti di Ignazio Gardella, le case a Matera di Giancarlo De Carlo e la casa Arosio ad Arenzano realizzata l’anno precedente da Magistretti. Queste opere provocarono scandalo e furono in un certo senso l’emblema della crisi che in quegli anni colpì la nota istituzione, fino ad allora protagonista indiscussa del dibattito intorno all’architettura. La casa Arosio sembra segnare l’inizio di un’esplorazione molto personale di un linguaggio che si esprime con nitidezza anche in altre coeve case unifamiliari quali la villa Schubert a Ello (1960), la casa Gardella ad Arenzano (1963-64) e la villa Bassetti ad Azzate (1960-62).Nel 1956 è tra i soci fondatori dell’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale. Nel 1959 fa parte della giuria del Premio Compasso d’oro insieme a Bruno AlfieriGiulio MinolettiAugusto Morello e Giovanni Romano. Nel 1960 è di nuovo tra i giurati del premio dell’ADI assieme a Lodovico BelgiojosoAugusto Magnaghi, Augusto Morello e Marco Zanuso.

Negli anni successivi, l’attività di architetto è sempre più affiancata a quella di designer, con la progettazione di arredi e oggetti rimasti “classici”. Per l’architetto lombardo la semplicità non era mancanza di decorazione ma assenza di ridondanza, nella convinzione che la ‘differenza’ consisteva nel dettaglio concettuale: da lì la sua predilezione per il ‘concept design’ visibile in quasi tutta la sua produzione. È l’epoca del Municipio di Cusano Milanino (1966-69), del quartiere Milano-San Felice (1966-69, con Luigi Caccia Dominioni), della casa in piazza San Marco (1969-71) ma anche del premio Compasso d’oro per la lampada Eclisse (1967), per la lampada “Atollo” (1979) e per la poltrona Maralunga (1973, premio nel 1979).

I riconoscimenti nel campo del design conseguiti da Magistretti sono numerosi; nel campo prettamente architettonico viene nominato membro dell’Accademia di San Luca nel 1967 e designato a membro onorario al Royal College of Art di Londra, dove è anche visiting professor. Ha, inoltre, insegnato alla Domus Academy di Milano e tenuto conferenze e lectures in Europa, Giappone e Stati Uniti. Nel 1986 è stato premiato con la medaglia d’oro dal SIAD (Society of Industrial Artists and Designers).

Tra le opere più recenti la sede del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano (1978-81, con Francesco Soro), il progetto per una casa d’abitazione in piazzale Dateo (1984 con Francesco Soro), la casa Tanimoto a Tokyo (1985-86), il Centro Cavagnari a Parma (1983-85), il tecnocentro della Cassa di Risparmio di Bologna (1986-88) e per l’ATM di Milano il Deposito Famagosta (19892002), il supermarket Esselunga a Pantigliate (1997-2001), la villa a Saint Barth nelle Antille Francesi (2002), gli uffici dell’ex lanificio Cerruti a Biella (2005) e la villa a Epalinges, vicino a Losanna (2005), uno dei suoi ultimi progetti realizzati prima della scomparsa nel 2006.

A partire dagli anni sessanta l’attività di designer è scandita annualmente dalla creazione di nuovi “pezzi”, eventi attesi anche in occasione del Salone del Mobile di Milano che, nel 1997, ha dedicato proprio a Vico Magistretti una mostra monografica accanto a quella del suo “insegnante” Gio Ponti. Nel 2003 presso il Palazzo Ducale di Genova è stata allestita la mostra Vico Magistretti. Il design dagli anni Cinquanta a oggi interamente centrata sulla sua opera come designer. Nello stesso anno è nominato membro del comitato scientifico della Fondazione Politecnico di Milano e nel 2005 riceve il premio speciale Abitare il tempo. I suoi ultimi progetti di design sono stati presentati al Salone del Mobile del 2008. Sue opere di design sono esposte presso la collezione permanente del MOMA di New York e presso altri musei in America e in Europa

Nel 2010 nasce in via Conservatorio a Milano, con sede proprio nello studio dove l’architetto e designer milanese ha lavorato per oltre sessant’anni, la Fondazione Studio-Museo Vico Magistretti, promossa e presieduta da sua figlia, Susanna, in collaborazione con il Triennale Design Museum di Milano e altri fondatori in carica come De Padova, Flou, Artemide, Oluce e Schiffini.

Il museo attraverso un percorso didattico-espositivo, si propone di tracciare un iter progettuale che ripercorra tutte le tappe della produzione dell’architetto dal 1946 al 2006, attraverso l’esposizione di collezioni permanenti e mostre temporanee di un vasto archivio che conserva all’incirca 30.000 schizzi e disegni tecnici, 3000 documenti, 7000 fotogrammi nonché una collezione di modelli e prototipi. La Fondazione è dal 2007 riconosciuta come bene culturale per importanza storica e sottoposta al vincolo di tutela

Informazioni aggiuntive

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